Wednesday, February 26, 2014

Di Mickey Rourke e sogni nel cassetto.

La giornata è iniziata strabene con una sensazione a me nuova: “PERCHE’ MI SI APRE UN OCCHIO SOLO?”. Non era un occhio pigrino ma gonfio. Un occhio che mi ha fatto sentire subito Mickey Rourke e per un attimo ho creduto di essere con lui lì tra gli dei dell’Olimpo. Lo specchietto non mentiva. Ah, per chi se lo stesse chiedendo, sì, dormo sempre con uno specchietto vicino al letto. Chissà, magari in un director’s cut una mattina mi sveglierò magra e se accadesse vorrei avere uno specchietto per godere della vista dei miei nuovi zigomi. Comunque.
Dopo questa eccitante scoperta (ripetiamo per chi si fosse sintonizzato solo ora: la scoperta di un OCCHIO GONFIO COME UNA PALLINA DA TENNIS ROSSA) è partito un giro di telefonate
-          BABBOOO NON MI SI APRE PIU’ UN OCCHIO!
-          AMORE NON TI PREOCCUPARE SE D’ORA IN POI FARO’ L’OCCHIOLINO AGLI SCONOSCIUTI, E’ SOLO CHE NON MI SI APRE PIU’ UN OCCHIO
-          MAMMAAA SONO QUASI REY CHARLES!
Completamente sfiduciata chiedo consiglio a Padreh perché egli conosce la chimica e le scienze matematiche.  Egli dice ACIDO BORICO.  Aaaah, nomenclatura, chimica, acidi, basi per altezze diviso due, metodo scientifico… BREAKING BAD ALERT BREAKING BAD ALERT!!!!111!1! WALTER WHITE MI LEGGI?  Si ladies and gentleman, si trattava di andare in farmacia a pigliare sto coso. Si trattava di uscire con un capezzolone rosso al posto dell’occhio e fingere naturalezza. Prima di uscire ho tentato l’impacco con ogni genere merceologico,
-          acqua fredda
-          ghiaccio
-          camomilla
-          bistecca
-          philadelphia 3x2 solo se siete socio coop
Boh, almeno ora riuscivo a muoverlo. Insomma dovevo proprio andare in farmacia. Non potevo più rimandare. Però pensavo
-          “e se con l’acido borico si prepara la meth e la farmacista pensa che voglio tagliare meth nel mio laboratorio ambulante in una roulotte cosa accidenti le dico?”
-          “e se la farmacista mi chiede se mi ha picchiato il mio uomo?”
-           “e se io le dico che no, il mio uomo non è stato ed è lontano 70 km da qui però lei pensa che è una scusa?”
-          “che scusa posso usare per farle capire che non è una scusa?”.  
Allacciai il cappotto ancora con questi dubbi. Gli spot contro la violenza sulle donne mi suggerirono il modo per evitare di andare in giro con l’occhio lievitato naturalmente come un pandistelle. OCCHIALI DA SOLE. Li infilai e chiusi il portone di casa. Dopo due minuti ero già in fila. Aspettai che finisse la signora che stava pagando e dopo di lei quella col figlio zozzo dai piedi fungosi, Poi fu il mio turno. Non ricordo le parole precise ma alla farmacista devono essere suonate grossomodo così
Scusa sarò scema ma mi pare che gli occhi che devono aprirsi sono due. Ora, le cose stanno così: ieri sera erano effettivamente in due ma oggi se ne apre uno. L’altro è diventato prima una specie di pandorino, poi una cosa che si apre a malapena. Cosa devo aspettarmi? Ha raggiunto la sua forma finale oppure deve ancora inglobare c17? C’è una soluzione? Grazie, RISP SUL MIO”.
Mentre stavo formulando frasi  di questo spessore sono entrate almeno due vecchie e ringraziai Dio per essere capitata DAVANTI a loro e non DIETRO. Ero lì che sistemavo i soldi del resto nel portamonete quando una, alle mie spalle, ha chiesto l’aspirina (o tachipirina? Bah…) ma subito l’altra le ha borbottato sopra “ECCO, IN TUTTI I MODI EH…”. Qualcuno stava scavalcando la fila. Ahi ahi ahi! Nel mondo dei vecchi la legge è molto severa a riguardo. Le sentivo bisticciare mentre mi avviavo verso l’uscita. Peccato non vederle! Il mio unico occhio buono era impegnato a trovare la porta.
Per strada ero così felice che sbagliai strada. Invece di tornare sui miei passi presi una via che boh, mai vista, men che meno oggi. Mentre ero intenta a non perdermi del tutto ripensai alle parole di conforto della farmacista. Mi aveva suggerito di PORTARE GLI OCCHIALI DA SOLE.
Così si realizzò il mio sogno nel cassetto: girare in casa con gli occhiali da sole come Natalie Portman nello spot di Dior.
Per darvi un'idea della vita di merda che mi si prospettava questa mattina allego foto di come le cose mi apparivano.









Addior miei cari<3

Sunday, February 9, 2014

L'ipocrisia delle farfalle.


Sapete, certi giorni avrei bisogno del giocatore motivazionale della Ringo che dopo la partita in cui sono stata una sega mi dice solo cose belle. E invece, come sempe, c'è un invece. 
Niente giocatori, gente, solo incontinenza verbale: questa è la vita vera. Ci sono i problemi veri, tipo i brufoli. Ho i brufoli, ok, l'ho capito. Possiamo passare oltre o dovete continuare a rinfacciarmelo alla maniera di chrome quando affronta la tragedia di una pagina in inglese? Me l'hanno fatto notare tutti
Ragazzo
amica 1
amica 2
Fino al 4 grado della famiglia
Parrucchiera
Mi fate sentire inadeguata, dannazione. Inadeguata come la De Michele dietro la cattedra di canto. 
MARIA CHIUDI LA BUSTA TE PREGO PUO BASTARE
Insomma i problemi ci sono, li abbiamo e vanno affrontati. Io tendo a saltarli, sono una Nadja komaneci di salto del problema. 
Certi giorni più che giorni sono un brutto brutto dramma con la eccezionale partecipazione di Beppe Fiorello. Non credo di poter scendere più in basso. Questi giorni scatenano un butterfly effect che mi porta qui a chiedere perdono. Vorrei espiare le mie colpe e diventare una persona migliore ma la speranza si infrange giù da una rupe come un bimbo storpio a sparta. Sono brutta, marcia, lercia fino al midollo e per me non c è nessuna speranza. Mi sembra di essere nata e perduta lo stesso giorno, nello stesso momento. 
Io, qui, cosi, ora non ci so stare. Non ci sono mai saputa stare. Leggo Fëdor al semaforo e un po' sto meglio. Vorrei un corso in cassetta su come si sta al mondo, delle pilloline, qualsiasi cosa ma non esistono. Posso solo contiuare a starci. Sbagliando, per carità. Facendo goare lo show on. Non fatemi complimenti, i complimemti sono promesse che non so mantemere. L'unica verità è che non merito niente. È una verita bitorzoluta e sgangherata. Quello che ho, per quanto piccolo, è già troppo e lo sto capendo piano piano. Io sono un insetto che si maschera di colori. Una farfalla. Il peggiore dei pensieri è che qualcuno possa pensare bene di me. Il mio personalissimo butterfly effect è il veleno più potente, è la granata che deflagra, è l'ultimo giro della macina che mi stritola. È farvi credere che i colori delle mie ali non provocheranno un tornado in Texas.