Sunday, September 9, 2012

Cronaca di una piega annunciata.



8 Settembre 2012,

16.30  grossomodo




In parrucchieria: vicino a me c'è una hostess minorenne senza scarpe e fuori una folla schiamazzante con tanto di vigili.  E nessuno sta calcolando gli Abba che passano alla radio.
...Voulez vouuuuuus!...

Ma partiamo dal principio. La più importante eredità che passa da una generazione ad un'altra non è fatta di beni mobili o immobili: è la parrucchiera di fiducia. Io ne ho due e mi sento una privilegiata. 

Un minuto di silenzio per chi è meno fortunata e non sa da quale parrucchiera andare il sabato pomeriggio. 
E' Settembre e da brava wannabe Posh Spice ricomincio la stagione parrucchiera-2- volte-al-mese anche a costo di capitarci di Sabato. Aggiungete che nel Suburbs c'è una festa in piazza, pensate la sofferenza. Mi giro e la piccola hostess minorenne è ancora lì. Si è rimessa le sue brutte scarpe rosse. E' evidente che le ha comprate per la festa alcoolica di Natale a cui la madre proprio non voleva mandarla. Sono scarpe volgari: plateau, tacco 15 a colonna, applicazioni di finti Swaroski. Dico a me stessa "Tra mezz'ora la regina prende il tè, come osa questa andare in giro così? Che mancanza di rispetto". Poi penso "Devi essere forte". 

Nel locale c'è fermento. E' la parrucchiera ufficiale della festa di quartiere e deve spruzzare lacca ad intervalli regolari. Per l'evento speciale, oltre la normale assistente, è stata reclutata una signora che coglie ogni attimo per poggiare il culo sulla sedia e non sembra distinguere chiaramente una ciocca di capelli da una mietitrebbia. Mi preoccupo in silenzio. 
Lo sguardo incerto di un lemure in una gabbia di tigri. 
Ma mi ripeto "Devi essere forte".  Mi sciacqua i capelli "Vabè, non potrà fare danni, basta che sciacqui bene, per il resto i prodotti sono buoni". Quando recita la formula "CI POSSIAMO ACCOMODARE" indicando la sedia da taglio/piega/colore, la mia fede vacilla. Non so se sarò abbastanza forte. Ricordo il maestro Yoda
"Che la forza sia con te".
Mi siedo e aspetto. L'assistente non sembra solo incapace di riconoscere le forcine dagli strumenti agricoli, ma dimostra anche una certa incapacità manuale. Ho veramente paura. Mi asciuga i capelli.
Ora in testa ho un olocausto di gatti morti. AIUTO, VOGLIO LA MIA MAMMA.
Interviene l'assistente un pò più abile. Mi piastra, perdendo tutta la mia fiducia: con una piastra GHD di provata fiducia e specchiata onestà è riuscita a fare un disastro. Ho i capelli gonfi e increspati. Ma non finisce qui. Bisogna aggiungere a questo mio personalissimo ed introspettivo calvario la presenza delle hostess quattordicenni. La signora incompetente che mi ha lavato i capelli ride sempre. Ride per quello che dicono le ragazzine, per quello che dice lei, per quello che vede intorno a sè. Ha qualcosa di pacioccoso e temibile. "Che sia Majin Bu?" Soprassiedo e continuo a guardarmi intorno. 
"Ma poi torno normale?" esclama l'adolescente in tacco 15. Si preoccupa per la piega, me-tapina-me-meschina! Raggiungo la conclusione che va bene tutto basta che finiamo. Voglio andare a casa, non si scherza su queste cose (cioè piega, scarpe e adolescenza bruciata). Finalmente la baby hostess si schioda dalla postazione piega ed arriva una donna sulla settantina. 
Oh, ora si che ci capiamo.
Dopo due minuti sotto le mani dell'assistente che ride per tutto, la signora al mio fianco esclama "SE SAPJE' CH'ERA CUSCì NCE VENJE' PEGNENDE" (Se avessi saputo che sarebbe andata in codesta maniera non sarei venuta affatto). Lo dice una prima volta, ma l'affermazione cade nel vuoto. La ignoro io, la ignora l'assistente che ancora mi sta malamente piastrando (abbiamo quasi finito, alè oh-oh), la ignora l'assistente inetta che nel frattempo è uscita per andare a salutare dei tizi venuti al motoraduno della festa di piazza. Professionalità alle stelle. Quando l'anziana con la testa bagnata dice per la seconda volta che non sarebbe andata a farsi i capelli se avesse saputo la situazione, la parrucchiera si adopera. 
E io la odio. 
Punto primo: come ti metti dentro ad un'attività un cavallo brocco del genere che non solo non sa fare ma non ha voglia di fare (si vede che guadagni bene, sennò una così non te la potevi permettere)
Punto secondo: invece di spruzzare la lacca a quelle impuberi vestite da zoccolacce potevi pensare a noi clienti paganti e metterci le mani tu sui nostri capelli.
Ma tant'è. Ormai sono alla cassa, la situazione s'è fatta imbarazzante e gelata.
Apro la porta e saluto, da lontano sento la vecchia che dice "A ME NON M'AUSHTA SE LI CAPELLI NON ME LI FAI TU" (Non gradisco che tu non mi faccia i capelli).
Me ne vado.

SCUSATE IL PIPPONE, MA SULLA PIEGA MI INFERVORO.
S.

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